“Il generale? Sembrava un fuoriclasse e invece alla fine ha deluso le attese”
L’assessore Giusto Catania sulle dimissioni del vice sindaco Marchetti: “La sua visione dei conti era molto diversa dalla mia e da quella del resto della squadra: aveva un approccio ragionieristico”
su la Repubblica, edizione di Palermo, 19 agosto 2012
“PERFINO il bravo Marchetti davanti ai conti del Comune è scappato a gambe levate”. Giusto Catania, il più “politico” degli assessori della giunta di Leoluca Orlando, rompe gli indugi e all’indomani del terremoto che ha investito Palazzo delle Aquile, commenta le dimissioni dell’ex vicesindaco Ugo Marchetti. “Francamente non pensavo che le cose precipitassero così, ma era evidente che in giunta ci fossero punti di vista diversi”.
Quali punti di vista?
“Diciamo che la visione del bilancio dell’assessore Marchetti era molto diversa dalla mia e credo da quella del resto dell’esecutivo. A lui interessava che i conti fossero in ordine, ma non gli interessava sapere a quale prezzo. Un approccio ragionieristico ben lontano dall’approccio sociale e politico che invece ci siamo dati fin dal primo giorno: io non sarò mai d’accordo sull’aumento della Tarsu a fronte di un servizio come quello che c’è in città. Nè tantomeno all’aumento dell’Imu sulla prima casa che è quello che ha proposto Marchetti.
Rischiamo di andare davanti alla Corte dei conti perché abbiamo raschiato il fondo del barile per pagare Gesip? È un rischio che dobbiamo correre: non possiamo buttare a mare 1.800 famiglie che io conosco, Marchetti no”.
Se non vuole aumentare le tasse, come pensa di risanare i conti dell’amministrazione?
“Si studieranno altri sistemi, penso soprattutto alla messa a reddito del patrimonio comunale. Marchetti aveva ipotizzato la vendita delle aziende: una follia”.
Le dimissioni dell’uomo simbolo della giunta dopo meno di tre mesi non indebolisce l’azione di governo?
“Sono un brutto segnale ma solo all’esterno. All’interno della macchina amministrativa nessuno si era accorto che Marchetti ci fosse. Non abbiamo nemmeno uno straccio di bilancio. Marchetti è come quei calciatori che arrivano nelle squadre come fenomeni ma che poi una volta in campo deludono. Diciamo che ha goduto di una buona stampa. Ha ottime qualità ma non è stato in grado di dimostrarcele”.
È Marchetti l’unica nota stonata? Per il resto la giunta non ha fatto alcun errore?
“Certo che ne abbiamo fatti di errori. Ma li abbiamo fatti, mi scuso per il gioco di parole, perché abbiamo fatto. Perché ci siamo messi in moto. E facendo si sbaglia: per esempio abbiamo annunciato una ordinanza sulla movida e poi ci siamo accorti che era meglio un regolamento”.
E il dietrofront sulla pedonalizzazione all’Acquasanta?
“Lì si sono messi in mezzo interessi che nulla hanno a che vedere con i cittadini: si è messo in moto, come a Bellolampo, un sistema mafioso inquietante. Con le persone avevamo parlato prima ed erano d’accordo. Poi le proteste. All’Acquasanta serve una riflessione ben più profonda”.
Marchetti sarebbe andato via in polemica con la scelta di nominare un direttore generale esterno. Era proprio necessario?
“Un direttore generale era necessario per far funzionare la macchina. Certo, se fosse stato interno sarebbe stato meglio. Ma evidentemente nell’alta burocrazia non è stata ancora fatta per intero la bonifica “.
E la scelta dei manager delle società?
“Chi può dire male di Emilio Arcuri? È di fiducia ed è competente. Enzo Galioto (l’ex presidente Amia, ndr) era solo di fiducia. Che non fosse in grado lo ha detto pure la Procura”. (sa. s.)